ACCADDE A SPEZZANO E DINTORNI NEL DICEMBRE DEL …
01/12/1850 Su iniziativa dell’Austria, i vari
Stati che in questi anni hanno subito attacchi destabilizzanti della
status quo uscito dal Congresso di Vienna, costituiscono una sorta di lega
per stroncare sul nascere ogni tentativo rivoluzionario. Assieme
all’Austria promotrice, vi partecipano il Granducato di Toscana, il Regno
delle Due Sicilie, lo Stato Pontificio, il Ducato di Modena e Reggio e
quello di Parma e Piacenza.
02/12/1814 Nasce a Macchia Albanese (frazione di San
Demetrio Corone) Girolamo De Rada, massimo rappresentante della
letteratura romantica arbëreshe. Ricevette le prime istruzioni dal padre
Michele, parroco di rito greco dello stesso paese e prof. di latino e
greco del Collegio S. Adriano. Dopo gli studi medi nel Collegio, studiò
giurisprudenza a Napoli. Nel 1836 pubblica “I canti di Milosao”. Partecipa
ai moti risorgimentali. Nel 1852, a tre anni dall’incarico, causa le sue
idee politiche liberali, gli viene revocato l’incarico di insegnante di
lingua albanese nel Collegio. Nel 1850 sposa Maddalena Melicchio di
Cavallerizzo. Scrisse e pubblicò tanto, fra cui “Princìpi di estetica”,
“Rapsodie di un poema albanese”, “Skanderbeku i pafan”, “Canti storici
albanesi di Serafina Thopia”, “Testamento politico”. Fondò e diresse nel
1848 “L’albanese d’Italia”, primo giornale in lingua albanese. Dal 1883 al
1887 pubblicò la rivista “Fjamuri Arbërit”(La bandiera dell’Albania). Finì
i suoi giorni il 28 febbraio del 1903 in solitudine e in miseria, per la
morte delle moglie e dei quattro figli. L’incisività delle sue idee,
l’impegno culturale e politico e l’originalità della sua creazione
letteraria lo posero come punto di riferimento degli intellettuali
albanesi della diaspora.
03/12/1926 La polizia fascista arresta a Spezzano
Albanese Giovanni Orazio Rinaldi e lo confina a Lagonegro. Riavrà la
libertà con diffida il 13 marzo 1928. Nato il 23 febbraio del 1883 a
Napoli, fu avvocato, prima iscritto al Partito socialista (massimalista),
e poi tra i fondatori del Partito Comunista d’Italia al 17° congresso del
Partito Socialista Italiano tenutosi a Livorno presso il Teatro Goldoni
dal 15 al 20 gennaio del 1921. Fu Commissario Straordinario di Spezzano
alla caduta del fascismo, subentrando il 14 settembre 1943 all’ultimo
Podestà Ambrogio Cassiani. Morì a Spezzano il giorno 01/02/1960.
04/12/1797 Nasce ad Eianina, Muzio Pace. Era figlio
di Giovanni Vincenzo ed Elena Stratigò. Figura di primo piano negli
avvenimenti del 1848 per il circondario di Castrovillari, fu l’anima della
rivoluzione e patì le carceri borboniche. Nel 1860 organizzò la Guardia
Nazionale venendo eletto Presidente del governo insurrezionale. Garibaldi,
in occasione del suo passaggio per la cittadina del Pollino, ospite in
casa sua, lo nominò Governatore del circondario. Fu consigliere
provinciale e deputato in epoca post – unitaria. Morì a Castrovillari nel
1865.
05/12/1920 Dopo una serrata lotta politica che
provocò anche un morto (Antonio Lupinaro sparò in bocca il rivale
Ferdinando Bocchetti), fra Ferdinando Cassiani e Luigi Cucci, entrambi
candidati nelle stesso collegio alla carica di Consigliere Provinciale,
prevale quest’ultimo che legò il suo nome alla realizzazione dei ponti
sull’Esaro e sul torrente Piccicco presso lo Scalo sul Crati, sotto
Terranova.
07/12/1758 Nasce a San Sofia d’Epiro, Angelo Masci
da Noè e Vittoria Bugliari. Nipote di Pasquale Baffi, fu Consigliere di
Stato. Fu considerato dal Cuoco e dall’Orloff il più grande ellenista e
l’uomo più erudito del tempo. Scrisse due fondamentali testi
storico-giuridici: “Esame politico dei diritti e delle prerogative
dei Baroni del Regno di Napoli” pubblicato nel 1792 e il
“Discorso sull’origine, costumi, e stato attuale della Nazione Albanese”
pubblicato nel 1807 e tradotto anche in francese. Morì per un colpo
apoplettico il 10 luglio del 1822.
08/12/1514 La Marchesa Isabella d’Este, moglie del
Signore di Mantova Francesco Gonzaga, personificazione dell’ideale
femminile in epoca rinascimentale, definita dai letterati italiani “la
rarissima Fenice”, essendo ospite a Bisignano dell’allora Conte di
Chiaromonte, Pietro Antonio Sanseverino (figlio del Principe Berardino) si
dichiara affascinata dell’accoglienza riservatagli dal Conte (che – a
quanto scrive – aveva all’epoca 12 o 13 anni) e dai cibi assaporati alla
sua tavola. Il pranzo durò dalle 18 alle 23; quindi iniziarono le danze
che si conclusero con la recita di una farsa spagnola. Il tutto fino alle
ore 4 di notte.
09/12/1877 La legislazione italiana fa un ulteriore
passo in avanti in direzione della parità fra uomo e donna. In tale data
il gentil sesso “ottiene” la facoltà di testimoniare negli atti pubblici.
Per vedersi riconosciuto il diritto di voto bisognerà aspettare ancora per
altri settant’anni.
10/12/1933 Appena rientrato nel suo paese d’origine
perché colpito da improvvisa malattia, all’età di 41 anni muore a Spezzano
Francesco Nociti (L’aviatore).
Nato a Limeira in Brasile il 24 agosto del 1892, era
figlio di Alfonso e Maria Nociti (cugini). Ritornato presto con la
famiglia a Spezzano, è alunno del Collegio di San Demetrio. Nel 1910
abbandona gli studi universitari in medicina e parte volontario in Africa.
Nel 1915 è sul fronte di guerra come alpino ma l’anno seguente lo troviamo
in aviazione. Ottenne due medaglie d’argento al valore.
11/12/1864 Nonostante l’opposizione
dell’associazione dei deputati piemontesi e dei cittadini torinesi, la
Camera promulga lo spostamento della Capitale del Regno d’Italia da Torino
a Firenze. Lo spostamento effettivo avverrà il 3 febbraio del 1865.
L’operazione era il frutto di una convenzione firmata a Parigi il 15
settembre del 1864 che prevedeva, fra l’altro il ritiro graduale dei
francesi da Roma. La convenzione conteneva un protocollo segreto, di cui
nemmeno Vittorio Emanuele II era a conoscenza, che subordinava gli
effetti della convenzione allo spostamento entro sei mesi
dall’approvazione parlamentare della convenzione medesima, della capitale
italiana in una qualsiasi altra città che non fosse Roma.
12/12/1898 Nasce a Spezzano Albanese Luigi Amato,
énfant prodige della ritrattistica. Le ristrettezze economiche familiari
che non gli consentivano la frequenza di una scuola d’arte, sono superate
grazie all’intervento di Ferdinando Cassiani che si adopera per
l’assegnazione di una borsa di studio che gli permette di frequentare
l’Istituto di Belle Arti di Roma. Fu membro del Royal Institute di Londra
che lo accolse fra i suoi membri dopo il caloroso successo di critica
ricevuto a livello internazionale con la mostra “Pastel Society”
organizzata nel 1938 dallo stesso Istituto. L’anno seguente, il notevole
successo di pubblico e di critica, ottenuto con la personale, gli valse la
nomina a membro perpetuo dell’Accademia Nazionale inglese, che acquistò
varie sue opere. Unanimemente riconosciuto come il maestro del ritratto,
il suo successo durò anche nel dopoguerra. Famosi i suoi ritratti dei
regnanti d’Italia, nonché di alcune eminenze fasciste (il quadrunviro
Michele Bianchi, il generale Francesco Grazioli). Morì a Roma il 2
novembre del 1961.
13/12/1250 All’età di 56 anni, in Puglia, a Castel
Ferentino (o Fiorentino), Federico II si rende conto che sta per
approssimarsi la sua fine terrena. Decide quindi di indossare l’abito
cistercense e, in piena lucidità di mente, dopo essersi confessato
dall’amico Bernardo di Castacca esala l’ultimo respiro. La causa della
morte è da ricercare nella violentissima febbre accompagnata da
dissenteria che lo colse il 19 novembre, ma non è del tutto escluso
l’avvelenamento da arsenico. Attorno al suo capezzale erano fra gli altri
il figlio Manfredi, il genero Riccardo conte di Caserta, il medico
Giovanni da Procida, il nobile calabrese Pietro Ruffo e il nipote Folco.
Manfredi nel comunicare al fratello Corrado la dipartita del padre così
scrive: "Cecidit sol mundi qui lucebat in gentibus". Il 25 febbraio
del 1251 la salma imbalsamata, giunta a Palermo, viene tumulata nel Duomo
in un’urna di porfido rosso. Alla notizia della morte, Innocenzo IV
scrisse: «Esultino i cieli! Si rallegri la terra, è morto il
persecutore!». La corona di Sicilia passa al figlio Corrado IV
(pronipote di Ruggero II). Trovandosi in Germania viene nominato reggente
il fratellastro Manfredi, figlio naturale (poi legittimato) avuto nel 1232
dalla Contessa Bianca Lancia.
14/12/1862 Nel carcere napoletano di Santa Maria
Apparente scoppiano violenti tumulti fra i prigionieri per le bestiali
condizioni igieniche in cui erano detenuti. Nelle medesime celle erano
ammassati perseguitati politici, detenuti per reati comuni e assassini,
giovani, vecchi, sacerdoti e uomini di cultura, in locali senza luce,
senza alcun pagliericcio e senza coperte. Molti di loro erano detenuti
senza motivi plausibili cosicché solo dopo diversi anni subivano un
processo farsa ed erano condannati senza alcuna spiegazione logica.
15/12/1543 A tale data la reintegra sui feudi
decretata da Carlo V già dal 1541, relativamente al feudo di Terranova,
non è ancora avvenuta per difficoltà burocratiche di esecuzione. Per
questo l’Imperatore, dando seguito ai vari ricorsi presentati da Pietro
Antonio Sanseverino, dà l’incarico al cosentino Sebastiano della Valle, di
determinare entro otto mesi le operazioni di verifica dell’inventario già
redatto da Domenico Donato Caracciolo. Il Vice Re di Napoli Don Pedro de
Toledo rende esecutiva tale disposizione in data 11 febbraio 1544 ma
l’arrivo del funzionario a Terranova avviene solo il 9 maggio dello stesso
anno.
16/12/1860 L’arcivescovo di Rossano Pietro Cilento,
viene scarcerato. Era stato arrestato il 20 ottobre per aver inviato il 14
dello stesso mese una lettera circolare ai preti e al popolo della
Diocesi, invitandoli a votare “NO” al Plebiscito, paventando la laicità
del nuovo regime piemontese. Il caso scoppiò allorché il 17 ottobre, il
Sindaco di Spezzano, Luigi Nociti, venuto a conoscenza della lettera
circolare dell’Arcivescovo Cilento, in quanto fratello dell’arciprete don
Paolo, invia un telegramma urgente al governatore di Cosenza, denunciando
il tentativo dell’Arcivescovo di voler influire negativamente sull’esito
della votazione e chiedendo il da farsi. Del caso vennero informati il
Governatore Centrale a Napoli ed il Commissario di polizia di Cosenza, il
quale, giorno 20 ottobre, si reca a Rossano con 150 carabinieri (!) al
comando del Capitano Grandinetti, arresta l’Arcivescovo e lo traduce nelle
carceri cittadine di S. Agostino. Alla liberazione mons. Cilento, prima
ospite dell’Arcivescovo di Cosenza, riparte poi per Napoli, ma ritornerà a
Rossano nel 1867, dove muore il 24 marzo 1877.
17/12/1861 Nasce a Santa Sofia d’Epiro Pasquale
Miracco da Nicola e Marianna Marchianò. Prima alunno del collegio di S.
Adriano, proseguì quindi gli studi nel collegio greco di S. Attanasio di
Roma, ove conseguì la laurea in filosofia e teologia. Ordinato sacerdote,
nel 1897 venne chiamato dal vescovo Schirò a ricoprire la cattedra di
filosofia nello stesso collegio di San Demetrio. Con successivo decreto
reale assolse, sempre nel collegio di S. Adriano, le funzioni di
vicepresidente venendo nominato quindi presidente. Carica questa che
abbandonò nel 1900 quando divenne commissario lo Scalabrini. Nominato
quindi arciprete della natia Santa sofia, morì il 27 maggio del 1919.
Scrisse e pubblicò una prestigiosa cronologia storica del Collegio.
18/12/1825 Papa Leone XII beatifica il frate
cappuccino Angelo Falcone, noto come Beato Angelo. Egli era nato nel
centro della presila il 19 ottobre del 1669 da Francesco e Diana Enrico.
Dopo un periodo di noviziato, ottenne gli ordini sacerdotali; la sua
principale attività di religioso fu la predicazione che svolse con
passione nonostante avesse incarichi di prestigio all'interno del suo
ordine monastico. Molto noto nel suo tempo per le sue estasi, per le sue
profezie e per le guarigioni miracolose, resta maggiormente nel cuore dei
fedeli per il suo ideale ascetico. Morì ad Acri il 30 ottobre del 1739. Il
13 novembre del 2002 è iniziato nei confronti del beato Angelo, il
processo di canonizzazione.
19/12/1911 Il bersagliere spezzanese Carlo
Maria Luci, 20 anni, figlio del sergente Salvatore Luci, che era stato fra
gli eroi di Custoza (rimase mutilato nella battaglia del 24 giugno 1866),
muore a Bir Tobras, in Libia, per “un posto al sole”.
20/12/1520 L’imperatore Carlo V riconosce al
Principe di Bisignano, Pietro Antonio Sanseverino, tutti gli antichi
privilegi della casata, e lo elegge al delicato e prestigioso incarico di
Viceré di Calabria, (al posto di Ferdinando Alarçon). A tali incarichi e
privilegi sono da aggiungere 2.000 ducati annui di rendita provenienti
dagli introiti “de la Curia del Reino de Sicilia Citra Faro”. Il
Principe risollevò le sorti della famiglia e inaugurò un periodo aureo che
si protrasse per mezzo secolo. Persona colta, ebbe legami con tutta la
nobiltà della Penisola. Il salotto di Palazzo Sanseverino fu méta dei più
famosi letterati del tempo e Pietro Antonio fu celebrato come illuminato
mecenate.
22/12/1095 Nasce, probabilmente a Mileto, il futuro
Re di Sicilia Ruggero II. Era figlio del sessantaquattrenne Ruggero I
(fratello di Roberto il Guiscardo) e della sua terza moglie Adelaide (o
Adelasia) del Vasto di Monferrato della famiglia degli Aleramici. Morirà a
Palermo nel 1154.
23/12/1424 Il Re di Napoli Luigi III d’Angiò concede
l’assenso a Ruggero Sanseverino, 4° Conte di Tricarico, Chiaromonte e
Corigliano, “alla vendita del feudo nominato “Sant’Antonio de Stridula”
sito nel tenimento di Cassano e Terranova con tutte le sue pertinenze
e in special modo con “Campo Iohello” e “Corpo de Arbio”…» ad un certo
Alessandro di Mastro Michele di Castrovillari. I suoi discendenti vi
ebbero giurisdizione fino al 1449.
24/12/1879 Improvvisamente muore il Maggiore Antonio
Nociti, l’eroe di Bezzecca. Qualche tempo prima, (nel 1872), aveva
ospitato in casa sua la scrittrice Caterina Pigorini-Beri che si trovava
in Calabria per motivi di studio. In quella occasione, una rappresentanza
di donne che indossavano i costumi nuziali, si esibì in suo onore nella
tipica danza albanese, la “vala”. La scrittrice riportò l’episodio in un
articolo scritto per la “Nuova antologia” poi edita dall’editore Casanova
di Torino. Antonio Nociti era nato a Spezzano il 9 agosto del 1830 da
Luigi e Maria Lucrezia Bevacqua. Cospiratore del ’56, andò in esilio a
Malta. Fu quindi capitano dello stato maggiore garibaldino durante
l’impresa dei Mille fino alla battaglia del Volturno. Il suo eroismo si
compie il 21 luglio 1866 quando, capitano al comando dei 70 prodi che
all’assalto della baionetta sfondarono la resistenza del forte, sarà il
primo ad entrare a Bezzecca. Sua Maestà Vittorio Emanuele II lo insignì di
medaglia d’oro nominandolo Cavaliere dell’Ordine militare di Savoia.
25/12/1763 Inizia l’arcipretura di don Antonio
Fronzino, uomo volitivo e di talento, dalla mente aperta. Nel corso del
suo mandato la “Madonna de Spetiano”, assumerà la denominazione attuale di
“Santa Maria delle Grazie”. Morì a Spezzano il 25 luglio del 1804 alla
veneranda età di 81 anni. Lasciò tre famosi canti popolari sulla Passione
di Cristo Signore: (“Passiona e Zotin Krisht”) che ripercorrono la
Passione della Settimana Santa. In realtà i suddetti canti, per quanto in
versioni diverse, sono patrimonio della cultura e della religiosità
albanese antecedente a tale periodo, come dimostrano i canti analoghi
raccolti da Giuseppe Schirò (1865/1927) in Sicilia e dallo stesso Giulio
Variboba (1724/1788), papas di San Giorgio Albanese che nel 1762 pubblicò
la sua “Gjella e Shën Mëris Virgjër”. Entrambi riportano canti di
estrazione popolare analoghi nei contenuti e abbastanza simili nella
struttura poetica, del tutto simili all’opera dell’arciprete Antonio
Fronzino.
26/12/1194 Sotto una tenda frettolosamente piantata
nel corso del viaggio di ritorno a Palermo, a Iesi (Ancona), nasce
Federico II, futuro
Imperatore, figlio dell’Imperatore Enrico VI di Svevia e di Costanza
d’Altavilla. Morirà nel 1250 a Castel Ferentino (Lucera).
27/12/1891 Nasce a Corigliano Calabro, Costantino
Mortati. Figlio di Tommaso, magistrato di Civita e di Maria Tamburi di San
Basile. Deputato all’Assemblea costituente, è unanimemente riconosciuto
fra i padri della Costituzione Repubblicana e il più completo giurista del
suo secolo. Docente universitario di diritto pubblico per un quarantennio,
fu componente della Corte Costituzionale per 12 anni. Sui suoi testi si
sono formate intere generazioni di studenti. Morì a Roma il 25 ottobre del
1985.
28/12/1470 Nasce a Cosenza o a Figline, Giovanni
Paolo Parisio, meglio noto come Aulo Giano Parrasio. Umanista, poeta,
filologo, sempre ramingo per le varie corti d’Italia. Socio dell’Accademia
pontaniana di Napoli, fonda nel 1511 l’Accademia Cosentina.(1)
Lasciò in eredità al
compagno di studi Antonio Seriprando la sua immensa biblioteca umanistica,
una delle più cospicue del ‘500 in Europa. Muore a Cosenza nel 1534.
29/12/1080 L’arcivescovo di Cosenza, Arnolfo,
consacra la chiesa annessa all’abbazia della SS. Trinità di Mileto, fatta
costruire nel 1066 da Ruggero d’Altavilla.
30/12/1866 Nel quadro della generale e complessiva
ristrutturazione amministrativa del nuovo Stato Italiano post unitario,
vengono istituite la Tesoreria Centrale e le varie tesorerie provinciali
che diventano le strutture periferiche del Ministero delle Finanze.
31/12/1788 Muore in esilio a Roma
Giulio
Variboba, pàpas di rito greco-bizantino e poeta. Era nato a San Giorgio
Albanese nel 1724. Forte fautore del cambio del rito greco col latino,
rimasto fortunatamente inascoltato, fu Rettore del Collegio Corsini di San
Benedetto Ullano. Nel 1762 pubblica a Roma l’opera “Gjella e Shën Mëris
Virgjër” (Vita di Santa Maria Vergine), che è l’unica opera scritta in
arbëresh che sia stata pubblicata nel corso dell’intero secolo XVIII.
L’opera che è la più originale della letteratura albanese antica, è stata
scritta in lingua arbëresh di San Giorgio, con molte parole e frasi
dialettali calabresi. Con lui la letteratura arbëreshe compie un vero
salto di qualità.
(1)
L‘Accademia
Cosentina è una delle più antiche e prestigiose istituzioni culturali
italiane fondata agli inizi del secolo XVI dal Parrasio, uno dei più
illustri letterati dell’epoca. Dopo la morte del fondatore nel 1534,
attraversò un periodo di declino, ma sorse a rianimarla il famoso filosofo
Bernardino Telesio, ai cui principi di filosofia sperimentale fa capo
tutto il pensiero moderno. La fama dell’Accademia superò i confini
d’Italia e da tutta l’Europa le figure più insigni ebbero il vanto di
esserne soci. A Telesio subentrò Sertorio Quattromani che ne continuò
l’opera. Verso la metà del secolo XVII ebbe inizio un periodo di minore
attività ma si riprese con l’intervento di Pirro Schettini ed i suoi
scritti contro il gusto depravato e guasto del Marinismo. Seguirono
periodi di alterne fortune fino al 1792, data in cui cessarono tutte le
attività. Nel 1810, l’intendente Galdi la fece rinascere dettando gli
statuti e fissando in 24 il numero dei soci ordinari. Riconosciuta dal
Governo nel 1818, fu dotata di un sussidio sul bilancio della provincia e
tornò ben presto all’antico splendore ad opera di illustri Cosentini che
si alternarono nella carica di Segretario Perpetuo. Da questa data
l’Accademia Cosentina diventa una istituzione stabile. Vengono pubblicati
con regolarità gli atti mentre spiccano figure di letterati quali Vincenzo
Padula di Acri, Francesco Saverio Arabia di Cosenza e Domenico Mauro di
San Demetrio Corone che impersonano il romanticismo calabrese e lo spirito
patriottico del 1848. Il nome più noto di questo periodo e più volte
citato da tutti gli storici della letteratura è Nicola Misasi, grande
poeta e romanziere che diventa anche presidente dell’Accademia nei primi
anni del novecento. Al suo nascere, il carattere dell'Accademia Cosentina,
in linea con le altre Accademie è classico, letterario e filologico, Tale
è infatti l'orientamento culturale di tutti i suoi membri, molti dei quali
erano anche archeologi e giureconsulti.
Oltre al
Vicepresidente Tiberio Tarsia, nominato dallo stesso Parrasio, autorevoli
membri della “Parrasiana” furono Antonio Ponte, i fratelli Giannantonio e
Gian Paolo Cesareo, Coriolano Martirano - che traduce quasi tutto il
teatro greco in latino, contribuendo alla fioritura della poesia latina
nel XVI secolo -, Carlo Giardino, Pietro Paolo Parisio, Ludovico Serra,
giureconsulto, Nicola Salerni e Pietro Cimino.
Di particolare
rilievo, perché fuori dal coro, Francesco Franchini, la cui poesia
sensuale si richiamava ai versi di Ovidio e Catullo. Una particolare
citazione merita il grande poeta Galeazzo di Tarsia, fratello di Tiberio.
Raffaele Fera